Tra le domande più frequenti da parte della nostra community, tra cui molte persone che ad oggi sono divenute nostri clienti e partner sono:

Come essere in regola per aprire un negozio Amazon e/o on-line?
Partita IVA quando e come?
Come funziona col fisco?
Che adempimenti rispettare?

Prima di approfondire il tema vi citiamo quanto specificato nel dpr.633/72 che è il testo di riferimento IVA:

 

“Se l’attività commerciale è svolta in maniera abituale e continuativa è necessario aprire una posizione IVA.”

Vendere quindi in maniera occasionale non comporta alcun obbligo di natura fiscale, proprio come il caso di vendita di beni usati su Ebay o Subito. Ricordiamo anche che in caso di vendita di beni non è possibile utilizzare le cosiddette “ritenute d’acconto” (prestazioni occasionali) e che non vi è un limite al di sopra del quale è necessario aprire una partita iva e mettersi in regola con il fisco (come potete leggere qui), e mi riferisco all’ormai leggendario “limite di 5.000 euro”.

Come rientrare nella categoria Hobbista – Famoso limite dei 5000

In riferimento alla soglia dei 5000 euro (netti), la legge non dice che non devi superare quella soglia, se lo fai la tua tipologia di reddito rientra tra quelle soggette al contributo INPS (Legge 326/2003) e quindi decade la categoria di Hobbista

La normativa D.lgs. n. 21/2014 prevede inoltre che sia gli Hobbisti che i Creativi non possano avere siti web per la vendita dei loro prodotti, a questa direttiva si può ovviare utilizzando un marketplace come Amazon ed Ebay.

Se si vuole rientrare nella categoria degli Hobbisti bisogna tenere a mente che bisogna fare alcune procedure tra cui la denuncia di inizio attività per l’esposizione e la vendita dei propri manufatti, il tesserino come Hobbista valido massimo 5 anni, ed anche altra documentazione che potrebbe essere richiesta a discrezione dal vostro comune di residenza a cui bisogna quindi rivolgersi per maggiori info.

Essendo la normativa in questo caso molto molto labile a mio avviso bisogna fare molta attenzione, in quanto “il rischio potrebbe non valere più la candela” nel caso si abbia poi nel tempo un accertamento da parte dell’agenzia delle entrate… Vi consiglio di farvi una chiacchierata anche con il vostro ufficio territoriale dell’agenzia delle entrate che forse potrebbe essere più chiara (e sicura)

Posso vendere online senza avere la partita IVA? Oppure con la ritenuta d’acconto?

La confusione, anche sul web, regna sovrana, e molti sono i visitatori che ci pongono la fatidica domanda: per vendere online ho bisogno della partita IVA?
Il più delle volte aprire la partita iva per vendere on-line è un vero e proprio scoglio, nonostante alcune agevolazioni come il regime dei minimi, dettate soprattutto dai contributi previdenziali obbligatori: mi sembra evidente che un soggetto che si approccia al commercio online, molte volte per guadagni non elevati, soprattutto all’inizio e soprattutto se si tratta di soggetti giovani, parte da un – (leggasi “meno”) 3.200 euro, ovvero il contributo fisso per l’INPS commercianti, che sembra insormontabile.

C’è un’alternativa a tutto cio?

E’ possibile vendere online senza aprire la partita IVA con tutto ciò che questo comporta (iscrizione CCIAA, iscrizione INPS commercianti, apertura partita IVA, commercialista…)?

E’ possibile magari iniziare solo con l’apertura della partita IVA (che non comporta spese, come i diritti per la Camera di Commercio) per verificare se i guadagni dall’attività sono accettabili, per poi eventualmente regolarizzare il tutto successivamente?

Purtroppo la risposta a tutti questi quesiti (un estratto di quelli che riceviamo giornalmente) è negativa: se l’attività commerciale di vendita di beni (sia essa in forma fisica che digitale come nel caso di e-book o software) è abituale deve essere regolarizzata (i passaggi ed i costi sono descritti qui), e quindi diventa obbligatoria l’iscrizione al Registro Imprese e conseguentemente l’iscrizione all’INPS (è la stessa Camera di Commercio a comunicare tali dati all’INPS) e il versamento dei contributi IVS commercianti.
Stessa cosa dicasi per l’apertura della sola partita iva e iscrizione alla gestione separata INPS, che potrebbe essere una sorta di ancora di salvataggio per chi inizia l’attività per verificare i reali guadagni (infatti con la gestione separata INPS non vi è un fisso minimo da versare, ma si contribuisce in percentuale al proprio guadagno effettivo nel corso dell’anno): non è possibile regolarizzare il proprio negozio online in tale modo.

Quindi quale è la soluzione per vendere online senza partita IVA?

Diciamo che non vi è una vera e propria soluzione, e la discriminante è sicuramente l’abitualità di tale attività di vendita (che ovviamente è discrezionale). Nel caso di vendita di qualche prodotto può quindi essere sufficiente redigere una semplice ricevuta (senza indicazione di ritenuta d’acconto, in quanto non si tratta di prestazioni professionali e/o di servizi, da non considerare nemmeno il limite di 5.000 euro per tali prestazioni occasionali) da dichiarare poi fra i redditi diversi in UNICO.